SOUND HEALING
di gruppo
CENNI STORICI
Il Training Autogeno è stato ideato nella prima metà del ventesimo secolo da Johannes Heinrich Schultz, neurologo e psichiatra nato nel 1884 a Gottingen. Nel 1932 pubblicò la prima edizione di Das Autogene Training. L'autore nutriva un forte interesse per la psicologia dell'evoluzione personale, oltre che per la cura della psicopatologia.
Schultz definì il Training Autogeno come un metodo di autodistensione da concentrazione psichica, capace di modificare stati psichici e somatici. Lo suddivise in due livelli: Training Autogeno Inferiore e Superiore.
COS'È
È una pratica che utilizza frequenze armoniche, ritmo e silenzio per favorire rilassamento e riequilibrio psico-fisico. Le vibrazioni di gong, campane tibetane e di cristallo, didgeridoo, tamburo, voce e piccole percussioni raggiungono il corpo come un massaggio sottile, aiutando il sistema nervoso a passare da "allerta" a "riposo".
COSA NON È
Non è una terapia medica e non sostituisce cure o prescrizioni.
BENEFICI
- riduzione di stress e ansia, maggiore qualità del sonno;
- scioglimento di tensioni muscolari e miglior percezione del respiro;
- centratura, lucidità, creatività e ascolto interiore;
- sostegno nei momenti di cambiamento e stanchezza emotiva.
- Aumento di energia produttiva e di centratura sugli obiettivi
Molti partecipanti riportano una sensazione di leggerezza e presenza che si estende nei giorni successivi.
STORIA
L'idea che il suono possa "riordinare" corpo e mente è antichissima. Nelle culture sciamaniche di Asia, Americhe e Africa, tamburi e sonagli guidavano trance e riti di guarigione; in Australia il didgeridoo accompagnava pratiche cerimoniali e respiro profondo. In India i mantra vedici – il suono dell'"Om" in primis – venivano usati per stabilizzare l'attenzione. In Egitto e in Grecia il potere etico della musica fu studiato da filosofi come Pitagora, che parlava di armonie capaci di riportare equilibrio. Nel mondo monastico europeo, il canto gregoriano sosteneva contemplazione e coesione interiore. In Asia Centrale si è sviluppato il canto difonico, mentre in Estremo Oriente gong e campane hanno avuto ruoli rituali e meditativi.
Tra XIX e XX secolo, con la nascita della psicoacustica e della fisiologia dell'udito, il suono inizia a essere osservato con metodo scientifico. Dopo le guerre mondiali la musica viene introdotta negli ospedali per sostenere riabilitazione e morale: è l'avvio della musicoterapia moderna. Negli anni '60–'70 ricerche e sperimentazioni (cimatica, audiopsicofonologia, studi sull'entrainment) stimolano un nuovo interesse per frequenze, ritmo e respirazione. In parallelo, nell'ambito olistico occidentale si diffondono pratiche con campane "himalayane", gong bath, campane di cristallo, protocolli con battiti binaurali e approcci che integrano voce e silenzio.
Oggi il Sound Healing è un cappello che raccoglie molte di queste strade: incontri individuali e di gruppo in cui vibrazioni armoniche, pause e ascolto guidato favoriscono rilassamento, centratura, qualità del sonno e regolazione dello stress. Pur non sostituendo cure mediche, è sempre più usato in contesti di benessere, mindfulness e prevenzione, sostenuto da studi su respiro, variabilità cardiaca e risposta del sistema nervoso. In fondo, è un ritorno alle origini: usare il suono per ricordarci il nostro ritmo naturale.
A CHI È RIVOLTO
A chi cerca una pausa rigenerante, a chi desidera meditare anche senza "sforzo", a professionisti sotto pressione, studenti, sportivi e a chiunque voglia coltivare presenza e benessere in modo naturale. È adatto anche a gruppi aziendali o eventi speciali.
A CHI NON È RIVOLTO
Primo trimestre di gravidanza, epilessia fotosensibile/sonoro-indotta, pacemaker o dispositivi medici elettronici, ipersensibilità uditiva severa, acufeni in fase acuta, stati psichiatrici acuti o recenti interventi/traumi in area cranica. In questi casi è necessaria una valutazione preventiva con il medico e un confronto diretto con me: posso modulare intensità, distanza del gong e scelta degli strumenti.
COSA SI FA
L'incontro (circa 90–120 minuti) si svolge a terra, su materassini gonfiabili da campeggio o con tappetino e con gli occhi chiusi. Dopo un breve respiro guidato e un'intenzione condivisa, i suoni si alternano in un viaggio graduale: campane, didgeridoo, tamburi, gong e momenti di silenzio integrativo. Le frequenze vengono dosate con cura, in intensità e distanza. Si conclude con qualche minuto di quiete e, se utile, un breve confronto per integrare l'esperienza. Non serve alcuna esperienza precedente.
Le date delle attività le trovi nel calendario.
